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Secchezza o dolore oculare e calo della vista durante la gravidanza sono solo alcuni dei piccoli fastidi che si possono incontrare quando si è in dolce attesa. Ma care e amate donne, state serene perché nella quasi totalità dei casi tutto di risolve nei mesi successivi al parto. Vediamo nello specifico cosa può succedere, perché e come risolvere queste situazioni.
I mesi della gravidanza sono momenti bellissimi, passati a sognare, fantasticare e a prepararsi per questa nuova vita. A volte capita però che in questo percorso si incontrino dei disturbi come nausea, vomito, inappetenza o maggiore appetito, piccoli giramenti di testa, e altri invece meno noti ma che si possono presentare con la stessa facilità: piccoli problemi alla vista.

SECCHEZZA OCULARE: magari questa sensazione non viene individuata immediatamente ma spesso capita che le variazioni ormonali – aumenti dei livelli di progesterone – portino alla riduzione del film lacrimale. Per risolvere il tutto si possono utilizzare delle lacrime artificiali facendosi consigliare da un medico e preferendo comunque un prodotto senza conservanti. A volte un fattore scatenante potrebbe essere l’assunzione di alcuni farmaci contro la nausea. Essi, infatti, sono in grado di accentuare questo disturbo.
SCINTILLE, LAMPI IMPROVVISI O MACCHIE: questo fastidio si verifica a livello della retina a causa di sbalzi improvvisi di pressione o per livelli di ferro non adeguati. Se diventano frequenti è buona norma informare il medico in modo che vengano controllati periodicamente i relativi parametri.
PEGGIORAMENTO DELLA MIOPIA: vero o falso? Tendenzialmente falso. La miopia è un disturbo congenito che tende a peggiorare col passare degli anni e a prescindere dalle gravidanze. E vale per tutte le donne che ne soffrono. Aspettare o allattare un bebè non sono atteggiamenti che “consumano” la vista 😅. Se ci fosse un peggioramento probabilmente lo si avvertirebbe nel puerperio MA come fase transitoria, nulla di più. Solo in casi estremamente gravi di miopia il medico potrebbe consigliare alla futura mamma di optare per un parto cesareo di sicurezza.
VISTA OFFUSCATA: Anche qui la mancanza di ferro potrebbe giocare questo scherzetto. In alcuni casi invece si tratta della tempesta ormonale che è in atto, in quanto l’aumento del progesterone può provocare una imbibizione ed un ispessimento della struttura corneale. Il dottore deciderà anche in questo caso se prescrivere opportuni esami del sangue ed eventuali integratori.
FASTIDIO DA LENTI A CONTATTO: indossare le lenti a contatto è fastidioso perché l’occhio soffre in questo momento di secchezza oculare. Quasi sempre, care mamme vi verrà consigliato di sospendere l’uso delle lenti a contatto e fare spazio ad una montatura classica, realizzata in materiale anallergico e naturale per evitare ulteriori sfoghi allergici o irritazioni.
PALPEBRE GONFIE: è un segnale che non va sottovalutato. Le palpebre gonfie potrebbero essere sinonimo di irritazione o di pressione alta soprattutto se si nota un evidente gonfiore nelle mani. Consultare il medico anche qui è la scelta migliore per tenere monitorata la situazione anche attraverso la misurazione delle pressione arteriosa.
DIABETE E DIABETE GESTAZIONALE: sono due cose completamente diverse. Una cosa à la donna diabetica in gravidanza e un’altra una donna in gravidanza che sviluppa il diabete gestazionale. Nel primo caso è consigliatissimo rivolgersi al proprio medico che potrebbe suggerire alla futura mamma di sottoporsi a esami oculistici regolarmente durante la gravidanza. Nel secondo caso di solito non si presentano disturbi alla vista particolare, ma è una situazione che per altri aspetti può portare ad alcune altre complicazioni.
VISIONE DOPPIA: definita anche diplopia è una condizione particolare che porta alla percezione simultanea di due immagini relative ad un unico oggetto.Si può sviluppare sia sulla visuale prossimale che lontana ed è causata dal nervo ottico. Si risolve nel periodo che segue il parto quanto il corpo torna alla normalità.

Quando si riceve questa notizia si attivano di conseguenza tutta una serie di esami da svolgere per accertare le condizioni di salute della futura mamma e della vita che porta in grembo. Tra questi è buona norma procedere con una visita oculistica durante la gestazione e qualche tempo dopo il parto. Ricordandoci che di norma così facendo la donna può godersi in tranquillità la gravidanza anche al comparire di qualche piccolo fastidio alla vista. Tutti i sintomi descritti sopra si esauriscono entro i due mesi successivi al parto.
Gli occhi sono messi a dura prova durante il parto perché a seguito delle spinte della madre per metter al mondo il bambino, la pressione del microcircolo vascolare retinico potrebbe aumentare. Se l’occhio risulta essere già fortemente compromesso si può arrivare nei peggiori dei casi ad un distacco della retina.
Da qui la credenza che per una donna con difetto visivo (soprattutto MIOPIA) sia meglio ricorrere al parto cesareo. Ma per fortuna nella quasi totalità dei casi ciò non è necessario. Le motivazioni che portano a consigliare per un parto cesareo di solito hanno diversa natura. L’importante è sempre affidarsi ad un medico che scrupolosamente illustri tutte le possibilità permettendo alla donna che dovrà prendere una decisione di farlo nella maniera più consapevole possibile.
La neomamma potrebbe avere un calo della vista mentre allatta il bambino, anche se di solito nel giro di due mesi dal parto tutti i fastidi che può aver incontrato si esauriscono permettendole di tornare alla normalità. Ci sentiamo però di consigliare sempre una visita oculistica di controllo dopo il parto e/o dopo aver concluso l’allattamento.
Come in tutte le situazioni della vita, e a maggior ragione in gravidanza, capita che diversi interrogativi prendano il sopravvento. È da considerarsi normale sotto alcuni aspetti. L’importante è che tutte le domande ottengano adeguata risposta da un professionista qualificato piuttosto che da un passaparola tra mamme. E non perché non possa corrispondere a verità, ma soltanto perché ogni gravidanza è unica e va trattata come tale. Avere qualche timore è logico, ricevere risposte corrette per la propria esperienza lo è altrettanto.
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Vi è mai capitato di “vedere” all’interno del campo visivo dei filamenti che si muovono? È una condizione visiva che vi porta a percepire la presenza di questi corpi mobili chiamati anche “mosche volanti” e che possono avere diverse forme quali filamenti, anelli, macchie grigiastre o puntini neri. Quali sono le cause? Come curare o eliminare questa sensazione?

Come già abbiamo spiegato nei blog precedenti (che comunque vi invitiamo a rileggere a scopo di approfondimento: “Un viaggio all’interno dell’occhio umano”) i due terzi posteriori dell’occhio sono occupati da una sostanza gelatinosa chiamata corpo vitreo. A causa di motivazioni diverse, questo liquido viscoso nel tempo (o per uno shock) può modificare la sua struttura e la sua densità perdendo in parte la sua naturale trasparenza.
Il primo sintomo è dato proprio dalla percezione visiva di questi corpi mobili che seguono la direzione dello sguardo fermandosi solo quando è lo stesso sguardo a farlo. Un altro sintomo può essere la vista annebbiata o offuscata, ombre diffuse nel campo visivo che si spostano insieme allo sguardo e la presenza di flash luminosi chiamati fosfeni nella parte periferica. Nei casi più gravi invece, si può addirittura avvertire febbre, mal di testa, perdita della vista e cecità parziale o totale.
Normalmente questo disturbo non ha un impatto concreto sulla qualità della vista. Tuttavia, vi possono essere delle formazioni filamentose più importanti ed evidenti tali da portare disattenzione e ridotta capacità di concentrazione su ciò che si sta svolgendo. Questo disturbo viene percepito maggiormente quando si guarda una superficie uniforme chiara e luminosa come una parete, uno schermo bianco o il cielo azzurro illuminato dal sole. Importante sapere che è più frequente durante la stagione estiva perché legata in parte alla disidratazione alla quale siamo tutti più o meno direttamente esposti.

MENTRE TRATTASI DI FATTORI DI RISCHIO QUANDO SONO LEGATI AI SEGUENTI EVENTI
STRESS?
È di fatto appurato che lo stress non genera questa patologia ma ne può facilmente accentuare il fastidio già presente.
Bisogna recarsi dal proprio oculista di fiducia per sottoporsi ad una visita. Il medico porgerà una serie di domande per ricostruire la storia clinica del paziente e poi procederà con un esame dell’acuità visiva, delle risposte pupillari alla luce e dei movimenti dei bulbi oculari, misurando inoltre la pressione intraoculare. In ultimo si esegue l’oftalmoscopia che permette di valutare la struttura oculare più profonda. Dopo questa attenta anamnesi l’oculista sarà in grado di valutare la situazione e provvedere di conseguenza per un eventuale trattamento, che a volte si traduce in una assunzione temporanea di integratori specifici.

Più che cura e rimedi potremmo scrivere di rimedi e trucchi, in quanto non esiste ad oggi una specifica terapia farmacologica in grado di risolvere questo problema. Piuttosto vi sono degli atteggiamenti da considerare per attenuare questo fastidio. Ecco qui di seguito qualche consiglio e rimedio naturale.
BERE MOLTO, soprattutto in estate per mantenere il corpo vitreo ben idratato, minimizzando il fastidio visivo delle “mosche volanti”. Una buona abitudine da accostare a ciò è l’alimentazione ricca di frutta e verdura fresca per un concentrato di vitamine e sali minerali quotidiano. Indicati tutti quegli alimenti a base di collagene e acido ialuronico. Per saperne di più leggi “Cibo per gli occhi”.
OCCHIALI DA SOLE. È un rimedio efficace, soprattutto perché filtrando parte dei raggi solari viene mitigato l’effetto ombra proiettata sulla retina dai corpi mobili. Ovviamente utilizziamo soltanto occhiali da sole con lenti di qualità bandendo tutti quei finti occhiali che troviamo a basso prezzo e che non sono in grado di proteggere i nostri occhi. Per un maggiore approfondimento basta leggere il seguente blog “Difendere gli occhi dal sole”.
CERVELLO. Nella maggior parte dei casi questa macchina perfetta troverà la soluzione in maniera autonoma. Cosa si intende? Esso ha una grande capacità di adattamento e quindi con il tempo impara ad escludere (o a porre in secondo piano) queste “mosche volanti”, migliorando notevolmente la visione prima compromessa.
VITRECTOMIA. Nel caso in cui questo problema divenisse realmente invalidante è possibile procedere con un trattamento chiamato vitrectomia. È un intervento invasivo che comporta alcuni rischi potenzialmente gravi come infezioni e distacco della retina. Esso permette di rimuovere parte del corpo vitreo sostituendolo con un mezzo analogo definito come sostituto vitreale, permettendone la rigenerazione.
VITREOLISI YAG LASER. Oggi è anche disponibile anche questa nuova tecnologia. È una procedura meno invasiva e meno indolore della vitrectomia. Viene eseguita ambulatorialmente sottoponendosi a tre o quattro sedute con trattamento laser. Il risultato finale è che le fastidiose opacità evaporano, riducendosi a dimensioni tali da non arrecare più fastidio. L’unico limite di questo intervento è dato dal fatto che non tutti i pazienti vi si possono sottoporre e la principale controindicazione è data dalla vicinanza del corpo mobile al cristallino o alla retina. Nel primo caso il laser rischia di creare una cataratta, nel secondo un danno alla retina.
In conclusione, le “mosche volanti” sono un disturbo facilmente gestibile. E come sempre la parte principale spetta a noi, nella gestione quotidiana di questo fastidio. Bere molta acqua, mangiare sano ed eventualmente farci consigliare dal nostro oculista un buon integratore, sono le soluzioni che di solito risolvono la situazione. E indovinate un po’? Il consiglio ultimo è sempre quello di sottoporsi annualmente ad una visita oculistica per monitorare la propria salute visiva e poter intervenire tempestivamente su più fronti.
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E’ arrivato il momento di acquistare il primo paio di occhiali per vostro figlio. Come scegliere quello giusto? ma cosa ancora più importante, come convincerlo ad indossarlo?
In questo articolo raccogliamo una serie di informazioni essenziali affinché il bambino indossi l’occhiale senza alcuna difficoltà.
È importante non commentare in maniera negativa gli occhiali egli sceglie di provare, per evitare che tali commenti, vengano vissuti come un’offesa personale e lo portino a chiudersi a riccio per qualsiasi tipo di suggerimento.
I consigli che seguono sono elaborati partendo proprio dalla percezione che il bambino ha di questa novità. E di solito si sa che per lui indossare l’occhiale è solo una scocciatura. La buona notizia è che se essi vengono supportati nella maniera corretta, si farà fatica solo all’inizio.
Prima di cominciare questa avventura è importante valutare per quanto tempo durante la giornata verrà indossato l’occhiale, full-time o part-time? Nel primo caso ci saranno più argomenti da considerare. Nel secondo caso invece si può dare spazio anche ad una montatura un po’ più “capricciosa”.

Ed ecco qui abbiamo pensato di sottoporvi le dieci parole chiave per arrivare ad un occhiale desiderato ed accettato.
Lasciamo che si esprima liberamente! Come già accennato nel nostro precedente articolo il bambino tende molto spesso a voler assomigliare al suo super eroe preferito, piuttosto che al proprio genitore. Quindi chiedetegli di esprimere la sua preferenza! Importante è ricordarsi che il bambino potrebbe attraversare questo momento come qualcosa di poco piacevole quindi non consigliamogli una montatura che lo metta a disagio, piuttosto cerchiamo di legare un pensiero positivo ad ogni sua scelta.
Questo è molto importante per tutto ciò che seguirà poi a casa. Se il bambino associa emozioni negative fin dalla prova della montatura, molto probabilmente si porterà questo disagio anche nella vita quotidiana e tenderà a non indossare volentieri la montatura.
Un consiglio raccolto durante i nostri studi è quello di coinvolgere in questa scelta un amico di vostro/a figlio/a che magari porta già gli occhiali, o il fratello maggiore che potrà consigliargli il trend del momento. Così il bambino si sentirà supportato oltre che dal genitore anche da qualcuno di più simile a lui.
Montatura in acetato o metallo? Vi chiederete probabilmente quale materiale sia migliore. La differenza sostanziale tra le due montature sta nel nasello. I bambini hanno un naso poco pronunciato e quindi spesso capita che alcune montature in acetato risultino poco aderenti, scivolando e diventando scomode da indossare e che quindi vengano dimenticate in luoghi remoti, rischiando così che il disturbo visivo del bambino peggiori. Oggi le montature in acetato vengono progettate con un nasello più piccolo per meglio rispondere a questa esigenza. Mentre questo problema con la montatura in metallo viene bypassato in quanto vi sono dei Pads che si possono regolare e garantiscono una aderenza maggiore al viso del bambino. Dall’altro canto l’acetato è meno spigoloso, rigido e austero pur rimanendo leggero e robusto. In più può essere cromaticamente più accattivane, creando le combinazioni davvero interessanti e originali. Indipendentemente da quale materiale scegliete fatevi sempre consigliare una montatura IPOALLERGENICA per evitare i problemi legati alla tollerabilità.
Questa scelta dipende tanto da quanto deve essere indossato l’occhiale. Se viene indossato in maniera parziale, magari durante le letture serali oppure i compiti di scuola, allora non vi sono indicazioni particolari da seguire. Se invece si tratterà dell’uso durante l’intera giornata, e in più se è il primo utilizzo, è bene considerare un’asta con una cerniera flex, robusta e resistente che aumenterà la durabilità della montatura che verrà sottoposta a diverse attività che svolgerà il bambino durante attività giornaliere. Il costo sarà un po’ più alto, ma è un investimento minimo per una resa nel tempo assolutamente giustificata.
Altro aspetto da valutare potrebbe essere un terminale leggermente più grosso rispetto alla forma classica in modo da aumentarne l’aderenza. A ciò si può associare un cordino – ne esistono di ogni tipo e colore – che permette di legare l’occhiale fin dietro alla testa evitando che cada e che si rompa di conseguenza.
Le lenti possono essere prodotte in diversi materiali. Fatevi consigliare quello più adatto dal vostro ottico di fiducia. Esistono lenti in plastica e in vetro. Di solito per un bambino la scelta cade sulle prime perché più leggere e in caso di urto non si frantumano evitando un eventuale danno all’occhio.
L’ottico può proporre una garanzia aggiuntiva che permette la sostituzione dell’occhiale o delle lenti in caso di rottura. Fatevi spiegare bene cosa comprende la garanzia e soprattutto cosa non comprende in modo da non avere dubbi poi in futuro. Questo servizio è consigliato se la montatura viene utilizzata tutto il giorno o durante l’attività sportiva. Indubbiamente diventa quasi indispensabile se l’occhiale che acquistate per il vostro bambino è il primo in assoluto!
Valutate sempre l’acquisto di un secondo paio di occhiali, soprattutto se il bambino ha un disturbo visivo forte e deve indossare la montatura tutto il giorno per le sue attività. Con un secondo paio il bambino avrà la sicurezza di un’occhiale sempre a disposizione.
Un compito importante che il genitore non dovrebbe sottovalutare è quello di rendere consapevole il bambino sul perché indossa l’occhiale, magari proponendo delle attività da fare insieme, come un momento di lettura con e senza gli occhiali in modo da farne notare la differenza.
L’occhiale è quello giusto anche perché lo diventa giorno per giorno. Vi chiederete cosa significa?! Una volta scelto l’occhiale, termina forse il primo compito dell’ottico, ma non il Vostro, perché Voi dovrete fare in modo che il bambino indossi nelle occasioni dovute questo nuovo compagno di avventure.
Questo è un momento delicato, soprattutto se si tratta del primo utilizzo. Quindi vi consigliamo di incoraggiare il bambino ad indossare l’occhiale con qualche trucchetto. Rassicuratelo del fatto che ci si sente orgogliosi che lui porti gli occhiali senza troppi capricci. Ancora, non rimproveratelo in maniera insistente se non indossa l’occhiale, quando invece dovrebbe. Elogiatelo al contrario quando li indossa di sua spontanea iniziativa, senza che nessuno glielo abbia ricordato. Oppure fatevi dei selfie, da conservare e rivedere insieme. Altra possibilità è quella di convincere il bambino che gli occhiali gli permettono di vedere meglio il suo cartone animato preferito.
E’ l’ingrediente ultimo di questa lista ma non meno importante. Pazienza da mostrare quando il vostro bambino non saprà decidersi sull’occhiale che desidera, pazienza quando a casa farà fatica ad indossarli, pazienza quando per caso essi cadranno per terra e si ammaccheranno. Pazienza intesa come una mano tesa pronta a sostenerli in un momento nuovo e un po’ spinoso della loro vita da bambini.
Confidiamo che questo vademecum possa aiutarvi a rendere sereno il primo approccio di Vostro figlio all’utilizzo dell’occhiale, affinché il bambino possa affrontare al meglio il proprio difetto visivo.
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Esistono diversi tipi di lenti correttive: divergenti, convergenti toriche, sferiche e asferiche ma in che modo esse sono in grado di correggere i difetti visivi? E Quali sono i migliori alleati tra le montature per supportare la parte cruciale della correzione visiva? In questo Blog spieghiamo brevemente come le lenti permettano a seconda del difetto visivo di tornare a vedere in maniera corretta, valutando anche quale montatura sia meglio utilizzare a supporto delle lenti e per ottenere il miglior risultato estetico per chi le deve utilizzare.
La miopia rappresenta la condizione in cui si hanno delle difficoltà a vedere da lontano, la vista appare sfuocata. Il termine “miopia” deriva dal greco “myo” che significa “sto chiuso” proprio per indicare l’abitudine a strizzare gli occhi per cercare di vedere meglio da lontano.
Le cause della miopia possono essere differenti: bulbo oculare più lungo del normale, curvatura della cornea o del cristallino maggiore della norma, eccessivo potere refrattivo del cristallino.
Per correggere questo difetto si utilizzano le lenti divergenti o concave o ancora negative. Esse appaiono più grosse nei bordi e diminuiscono il loro spessore al centro. Questo effetto permette ai raggi di luce che la attraversano di essere separati e quindi di divergere, di allontanarsi, perfezionando l’immagine e rendendola così definita.
La lente può presentarsi biconcava (entrambe le superfici sono concave), piano concava (una superficie piana e una concava) o menisco divergente (una superficie è leggermente convessa e l’altra concava).
Il problema dell’occhio miope è che il punto focale è spostato in avanti rispetto a quello di un occhio sano. Utilizzando la lente divergente o mono focali di segno negativo si riporta l’immagine sulla superficie della retina riuscendo nella messa a fuoco.
Quando i raggi luminosi degli oggetti passano attraverso a questi tipi di lente si uniscono (convergono) in un punto determinato. Lo spessore di questa lente convessa, al contrario di quella divergente, si sviluppa al centro divenendo più sottile verso i bordi.
Questo tipo di lente si rende utile per correggere l’ipermetropia (quando le immagini si formano dietro la retina), la presbiopia (incapacità di focalizzare correttamente gli oggetti vicini) e alcuni tipi di astigmatismo, che però andiamo ad approfondire più avanti.
Queste lenti possono essere biconvesse (entrambe le superfici sono convesse), piano convesse (una superficie è piana e l’altra è convessa) o concave convesse (una superficie è leggermente concava e l’altra convessa).
La proprietà di questa lente sta nel far convergere i raggi luminosi “accorciandone” il riflesso sulla retina in modo che l’immagine risulti nitida.

Nell’astigmatismo, diversamente da quanto accade per le atre patologie elencate sopra, la curvatura della cornea non è uguale in tutti i suoi punti chiamati meridiani, ma varia. Per cui la cornea non è perfettamente sferica. Essere astigmatici significa che il sistema oculare ha due fuochi anziché uno, posti su due piani diversi ed i raggi luminosi andranno perciò a fuoco non su uno solo di essi ma su due linee perpendicolari l’una all’altra chiamate linee focali. Questo crea una visione raddoppiata. Per cercare di correggere questo disturbo si fa uso della lente torica, la quale lavora su entrambi i meridiani differentemente.
Una ulteriore suddivisione tra lenti si può fare tra lenti sferiche e asferiche. Le prime vengono utilizzate per la correzione di bassi poteri positivi e negativi. L’area di visione nitida è limitata ad esprimere il suo massimo potenziale con basse diottrie e al centro della lente. Le lenti asferiche vengono utilizzate spesso invece per correggere disturbi maggiori perché non peggiorano le caratteristiche estetiche dell’occhio.
Le lenti asferiche sono disegnate per avere una superficie più piatta e risultano essere più leggere e sottili. Questo tipo di lente è più comoda da indossare e più gradevoli alla vista migliorando la percezione di un osservatore esterno della grandezza dell’occhio (il famoso occhio da talpa), cosa che capita quando si utilizza una lente sferica per una miopia importante (per esempio). Inoltre, essendo le lenti asferiche più sottili, il numero di montature che si possono prendere in considerazione in termini di design sono maggiori dovendosi curare meno dello spessore della lente e quindi della solidità del risultato finale.
Uno svantaggio poco rilevante che deriva dall’uso di queste lenti asferiche sta in una possibile piccola distorsione delle immagini a livello periferico costringendo chi le porta a ruotare il capo verso l’oggetto che si vuole osservare e non semplicemente l’occhio come invece accade per le lenti sferiche. Questo svantaggio però svanisce nel momento in cui si arriva a sviluppare una routine comportamentale.

Chiudiamo con le lenti progressive. Questo tipo di lenti permette con un solo paio di occhiali di risolvere anche più di un disturbo contemporaneamente: miopia, ipermetropia e astigmatismo oppure se si soffre di presbiopia, un problema che da sempre ci accompagna quando si raggiunge una certa età. Queste lenti, si può dire sono l’evoluzione di quelle bifocali, le quali presentano sulla lente una linea piuttosto evidente che provoca un cambio di messa a fuoco, come se fossero due lenti diverse attaccate. Le lenti progressive invece offrono un cambiamento di messa a fuoco più graduale e confortevole.
Per adattarsi all’uso di queste lenti potrebbe volerci un po’ di tempo e il trucco è ABBITUARSI a portare queste lenti quando si è seduti, in modo che i cambi di messa a fuoco, a seguito dello spostamento della pupilla in alto e in basso, in funzione di quello che si sta guardando, non creino il disturbo di vertigini o altro. Ma questa sensazione è solo transitori e si risolve dopo poco tempo, quando il cervello si è abituato.
In mezzo a tutte queste lenti in grado di risolvere quasi tutti i problemi visivi, ci teniamo a ricordare che il ruolo più importante lo gioca proprio l’ottico e l’optometrista a cui ci si rivolge, che suggerirà la montatura migliore su cui montare le stesse. È necessario affidarsi solamente a professionisti che dimostrano di tenere alla salute visiva del cliente, proponendo il giusto occhiale e i giusti servizi.
È molto importante che il consumatore sia consapevole e che richieda un prodotto di qualità per risolvere il suo problema visivo e che non si affidi solamente al miglior offerente, ma soprattutto che scelga una montatura degna di questo nome. Essa deve avere dei requisiti minimi che vanno bel oltre le varie promozioni che invece spesso vengono reclamizzate. Promozioni “SUPER VANTAGGIOSE” come già detto più volte di solito lo sono solo di facciata.
Quando si ordina un’occhiale nuovo si dovrebbero scegliere le lenti migliori, abbinate ai trattamenti più adatti alle proprie esigenze (anti riflesso, protezione luce blu, indurimento ecc…) e la montatura deve essere inclusa in questa catena decisionale con la stessa importanza se non addirittura superiore perhcè se la montatura è di scarsa qualità si romperà presto e probabilmente si faticherà, o non sarà possibile, a ripararla e a quel punto anche le lenti saranno da buttare.
La montatura che sosterrà lenti per correggere un disturbo visivo di una certa entità non potrà essere troppo grande. Essendo le lenti spesse sporgerebbero dal frontale in maniera antiestetica e l’occhiale potrebbe risultare inoltre pensante da indossare. La scelta ottimale ricadrà invece su una montatura con un taglio che permetterà alle lenti di assottigliarsi il più possibile. Oppure ancora chi soffre di particolari disturbi alla vista ed è costretto a delle lenti piuttosto spesse, dovrebbe scegliere una montatura in acetato dai profili piuttosto spessi e robusti tralasciando magari montature in metallo sottili e CHE MOSTREREBBERO PARTE DELLO SPESSORE DELLE LENTI.
Scegliendo delle lenti progressive sarebbe meglio adattarle su una montatura alta in modo che la capacità di adattamento alle diverse distanze sia equilibrato e soprattutto ben definito. Al contrario con una forma stretta si beneficerà meno dei suoi vantaggi.
Concludiamo dicendo che lo spessore delle lenti è un aspetto da tenere in considerazione non solo da un punto di vista estetico ma soprattutto da un punto di vista tecnico. Affidiamoci solo a ottici e optometristi che spiegano tutte le peculiarità da tenere in considerazione durante la scelta della soluzione più performante:
Insomma, non rincorriamo lo sconto a tutti i costi o la promozione più vantaggiosa. Sulle lenti e sulle montature da abbinarci si deve mantenere un equilibrio che rispetti qualità e prezzo, altrimenti a perderci saremo solo noi.
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Oggi giorno siamo tutti VIDEOTERMINALISTI. Scopriamo insieme il significato, i sintomi e le buone regole di comportamento davanti al monitor.
Alcuni di noi sono i Videoterminale dipendenti altri meno, ma spendiamo comunque il nostro tempo davanti ad uno schermo per i più svariati motivi. Al primo posto troviamo il lavoro come motivo principale che ci porta all’uso del terminale. Dopo di che per bambini, giovani adulti, e oggi anche i più anziani, il cellulare/tablet è lo strumento di studio e svago più utilizzato. Insomma, nessuno per nessuna ragione sfugge allo schermo digitale.
Questa tendenza negli ultimi venti anni ha subito una accelerata non indifferente soprattutto dall’introduzione sul mercato del primo IPhone nel 2007. L’utilizzo dei dispositivi digitali è andato occupando proporzioni sempre crescenti della nostra vita e giocando un ruolo sempre più importante e fondamentale in ogni tipo di attività quotidiana.
Passare tanto tempo davanti ad uno schermo digitale porta gli occhi a lavorare di più e più intensamente sviluppando la Computer Vision Syndrome (CVS)ovvero “Sindrome da affaticamento visivo da videoterminale”. Questa condizione definisce l’insieme di fastidi oculari e visivi che possono insorgere di conseguenza dall’utilizzo prolungato dei computer e degli altri dispositivi digitali.
L’angolo e la distanza mentre si guarda un monitor rispetto a quando si legge un libro o si scrive o si svolgono altre attività sono differenti, richiedendo al sistema visivo un lavoro e un focus maggiore.
Secondo diversi studio quasi il 30% (percentuale molto alta) degli utilizzatori trascorre anche più di 10 ore al giorno davanti ad uno schermo e spesso senza neppure prendere una pausa.
Come più volte è già stato sottolineato, anche se non si soffre di disturbi alla vista ma si è coinvolti in un tour de force davanti a dispositivi vari è sempre consigliato fare una visita oculistica annuale per evitare che situazioni del tutto risolvibili diventino poi irreversibili.
Ecco quali sono i segnali che permettono di comprendere se si è affetti fa CVS:
Essi possono essere causati dalla poca o troppa luce nella stanza o da riflessi sullo schermo del computer, da una inappropriata distanza dal terminale o da una errata postura. A volte però tali disturbi potrebbero essere scatenati da problemi alla vista mai risolti o curati o mai accertati. Questa situazione poi si amplifica a seconda di quanto tempo si passi davanti ad un monitor.
La maggior parte di questi disagi sono comunque temporanei e si risolvono quando l’attività svolta al pc termina. Col passare del tempo però questi effetti indesiderati ci metteranno più tempo a svanire, peggiorando in caso di patologie visive già presenti e con l’avanzare dell’età. Quindi anche se il fastidio potrebbe essere transitorio, stare attenti è importante così da correggere immediatamente la propria condizione ed eliminare/diminuire ogni rischio legato a tale sindrome.
Per definire una CVS (computer vision syndrome) si può semplicemente ricorrere ad una visita oculistica completa. L’anamnesi del paziente serve per confermare la presenza o meno di eventuali sintomi e se questi sono causati anche da altri problemi di salute, farmaci assunti o altri fattori ambientali. Con una visita di questo tipo si controlla anche l’acuità visiva e la necessità di una lente correttiva per eventuali altri difetti visivi fino a questo momento sconosciuti o non trattati. In questa fase il medico valuta anche come gli occhi lavorano insieme, se si muovono all’unisono, e se rispondono correttamente agli stimoli esterni.

Le soluzioni per questa particolare situazione sono molteplici e varie. La maggior parte delle quali è prevista una parte di prevenzione e cura nei confronti degli occhi. Per alcune persone può comunque essere d’aiuto indossare un paio di occhiali appositi con un semplice filtro anti-luce blu per la visione al pc (anche se per le restanti attività giornaliere non è assolutamente necessario o consigliato indossarne uno). E per chi indossa già gli occhiali non è altrettanto vero che quelli indossati siano adeguati alla visione di uno monitor.
Da valutare sempre la posizione de pc mentre si lavora, si studia o ci si svaga. Oltre ad avere uno schermo degno di questo nome bisogna fare caso alla nostra postura quando ci siamo di fronte. Per essere sicuri della postura da tenere affidiamoci a qualche piccolo accorgimento:
POSIZIONE DELLO SCHERMO
L’ideale è avere lo schermo 15//20 gradi al di sotto del livello visivo e a 50//80 cm dal viso. La maggior parte delle persone trova più confortevole guardare il monitor con gli occhi che leggermente guardano verso il basso piuttosto che in maniera diretta e diritta.
LUCE
Gioca un ruolo fondamentale perché bisogna posizionarsi in un punto in cui non vi siano bagliori e riflessi sullo schermo tali da limitare e disturbare la visibilità quindi aumentare lo stress visivo. Se non è possibile trovare una posizione ideale per minimizzare o annullare questo disturbo, si può sempre utilizzare un filtro antiriflesso da applicare sul monitor per eliminare qualunque distrazione luminosa.
SEDUTA
La sedia o poltrona su cui trascorrere gran parte del tempo deve essere confortevole e adatta al fisico della persona che la utilizza. L’altezza della sedia deve essere tale da permettere ai piedi di appoggiare comodamente sul pavimento senza rimanere sospesi. Le braccia devo rimanere in linea con il corpo per essere da sostegno mentre si digita. Molto importante è la posizione del polso, che deve rimanere appoggiato sulla scrivania e non sulla tastiera.
RIPOSO
Ricordiamoci di concederci una pausa ogni due ore di lavoro al pc di almeno 15//20 minuti, distraendoci con qualche altro compito assolutamente non legato ad altri schermi come cellulari, tablet o televisori.
IDRATAZIONE OCULARE
Per aiutare a prevenire l’insorgere di disturbi è buona cosa ricordarsi si lubrificare frequentemente gli occhi attraverso l’uso dello strumento più potente che abbiamo: le palpebre. Così facendo la superficie dell’occhio rimane umida e idratata.

Per tutti coloro che svolgono un lavoro al terminale o che sono portati a spendere del tempo davanti ad un monitor si consiglia una visita di controllo dal medico oculista almeno una volta l’anno. Quando si affronta la visita specialistica è molto importante sottolineare al medico quale tipo di lavoro si svolge in modo che possa consigliare eventuali filtri aggiuntivi anti-luce-blu alle lenti che prescrive.
Minimizzare le influenze di agenti invisibili come la conosciuta luce blu (per saperne di più leggete il nostro blog “Vi presento la luce blu”) attraverso lenti speciali oppure di fattori esterni come bagliori, riflessi sul monitor e display poco puliti utilizzando tende per regolare l’intensità della luce e dei filtri speciali per monitor per eliminare eventuali riflessi oltre che una pulizia frequente degli strumenti.
E per concludere, le 3P del “mai più senza”:
POSTURA
Mantenere la schiena e le spalle ben dritte per non affaticare la colonna vertebrale. I piedi devono essere appoggiati bene a terra, il collo dritto per non creare tensioni a livello cervicale e i gomiti con un angolo di 90//100° per esser allineati con i polsi.
POSTAZIONE
Il Pc o il dispositivo che si usa deve essere posto al centro della scrivania o comunque dell’ambiente in cui si lavora. Tutto il resto come telefoni, porta documenti, stampanti block-notes etc. devono essere sistemati nelle prossimità. Mantenere lo schermo de PC tra i 50 e gli 80 cm dal viso (ciò dipende anche dalla grandezza dello schermo), mentre la tastiera a 15cm dal bordo della scrivania in modo che le braccia formino l’angolo corretto e i polsi non si affatichino creando tensione alle dita.
PAUSA
Ogni 2 ore di lavoro davanti allo schermo prendersi una pausa di un quarto d’ora per fare due passi, fare qualche esercizio di allungamento posturale, e far riposare la vista. Mentre ogni 30 minuti di lavoro al pc è super consigliato focalizzare la vista su punti più lontani per mantenere attivi i muscoli oculari. Basta anche dedicarsi per qualche minuto ad un’altra attività come fare telefonate, fotocopie, archiviare documenti o semplicemente concedersi una tazza di tè o caffè.
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