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Stress Accomodativo; quando la vista è sotto pressione.

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L’occhio umano è un organo molto potente e dotato di una straordinaria propensione all’adattamento. Si pensi solo alla sua capacità di adattarsi alla diversa intensità della luce (pupilla che si apre e si chiude), alla messa a fuoco istantanea degli oggetti nelle diverse profondità.

Ma cosa succede se al nostro occhio chiediamo di lavorare di più e per un tempo molto prolungato? Esso può sviluppare una sindrome da stress accomodativo che peggiora la vista portando a malesseri generali come mal di testa, visione offuscata, secchezza oculare e sbalzi di umore dovuti ad un calo delle prestazioni.

Ma vediamo qual è il meccanismo che viene intaccato da questo stress accomodativo.

L’occhio è in grado di correggere la visione degli oggetti intorno a noi per le diverse distanze, mettendoli a fuoco e quindi rendendo la loro visione netta. Inoltre, corregge difetti visivi in completa autonomia (capita che si nasca con un difetto visivo del quale mai ci si accorgerà) permettendo una visione ottimale. Questo processo di adattamento prende il nome di accomodazione visiva, e permette nello specifico di mantenere la visione degli oggetti perfettamente nitida.

L’accomodazione si ha quando il cristallino aumenta la curvatura della sua superficie anteriore per rendere nitida un’immagine in un punto, grazie alla contrazione e avanzamento del muscolo ciliare.

Il Punto Remoto è inteso come il punto più lontano che l’occhio in riposo accomodativo riesce a vedere nitidamente (per l’occhio emmetrope è l’infinito); il Punto Prossimo è il punto più vicino che l’occhio, in massimo sforzo accomodativo, riesce a mantenere a fuoco (dopo di che si tende automaticamente ad indietreggiare con la testa per ricercare la messa a fuoco). L’accomodazione visiva serve per dare potere diottrico all’occhio in modo da metter a fuoco tutti gli oggetti posti tra il punto remoto e il punto prossimo. Lo stimolo che determina l’accomodazione visiva è proprio quello delle immagini sfocate.

Quando questa messa a fuoco non avviene in modo istantaneo si può pensare che vi sia un problema di accomodazione.

Vi sono due ragioni principali per cui l’occhio non riesce a lavorare in maniera corretta. Il passare dell’età, perché, con l’invecchiamento, le fibre muscolari che permettono la contrazione del cristallino si irrigidiscono non svolgendo più appieno il loro lavoro. Oppure un carico di lavoro eccessivo per un tempo prolungato che porta le stesse fibre muscolari ad affaticarsi oltremodo e a non rispondere più correttamente agli stimoli nei tempi richiesti.

Ma se per la prima ragione elencata dobbiamo solo avere pazienza e allenare il muscolo per ritardare questa naturale decadenza, per la seconda dobbiamo fare leva sui nostri comportamenti abituali.

Capita a molti di noi: al lavoro sempre davanti ad un computer, il cellulare sempre in mano per comunicare con chiunque ce lo chieda, e alla sera ci rilassiamo guardando la tv o il tablet. Si stima che oggi tutte le generazioni, nessuna esclusa, passino dalle 8 alle 10 ore davanti ad uno schermo o svolgendo lavori a distanza ravvicinata. Per alcuni queste ore arrivano anche fino a 15! Ma ci pensate!?

Le categorie maggiormente a rischio sono molteplici e al giorno d’oggi rientrano prima di tutto quelle che svolgono attività da videoterminalisti, ma non solo! Pensiamo alle sarte oppure agli orefici, ai tecnici di laboratorio o a chi ha già sviluppato una forte miopia o anche agli appassionati di modellismo.

I comportamenti che portano ad uno stress accomodativo possono essere differenti e concomitanti:

  • Lavoro prossimale (guardare qualcosa di molto vicino a sé)
  • Lavoro al terminale (20-40 cm tra viso e terminale)
  • Uso eccessivo dello smartphone
  • Utilizzo contemporaneo di più dispositivi elettronici (tra smartphone, tablet, pc e tv)

Tutti gli atteggiamenti descritti sopra obbligano l’occhio a mettere a fuoco le immagini da vicino continuamente per un lungo tempo e per riuscire a mantenere a fuoco queste immagini il muscolo ciliare si contrae e rimane contratto fintanto che glielo chiediamo. A lungo andare questa contrazione diventa faticosa e inefficiente portando ai disagi descritti all’inizio.

La presbiopia che compare solitamente dopo i 45 anni è proprio il risultato fisiologico e graduale della perdita di elasticità del muscolo ciliare e della perdita di efficienza accomodativa.

E se si è miopi o ipermetropi?

In una situazione di miopia l’occhio è naturalmente più lungo del normale e il punto focale si trova davanti alla retina causando una continua attività del muscolo ciliare per metter a fuoco correttamente sulle diverse distanze. Nel lungo periodo questa eccessiva accomodazione se non corretta può comportare la deformazione del bulbo oculare con un conseguente peggioramento della vista.

Se si è ipermetropi, il bulbo oculare è più corto del normale, portando il muscolo ciliare a compensare naturalmente. L’ipermetropia affligge moltissimi individui sin dalla tenera età, portando spesso emicranie e vertigini, ma grazie al processo automatico di accomodazione la maggior parte di essi scopre tale patologia con l’avanzare dell’età o l’intensificarsi del lavoro prossimale.

Quindi cosa possiamo fare per evitare lo stress accomodativo nel tempo? I consigli principali da seguire sono sicuramente:

  • Ridurre il più possibile il tempo trascorso davanti ad un monitor, cercando di svolgere tali attività ad intervalli regolari ed eliminando tutte quelle che invece non sono necessarie
  • Fare spesso delle pause per far riposare gli occhi e far rilassare il muscolo ciliare
  • Allenare quest’ultimo con la regola del 20-20-20 (ogni 20 minuti, focalizzare la vista su un oggetto a 20 piedi – circa 6 metri – per 20 secondi) a tal proposito da leggere anche Tempo libero? Occhi stanchi? Pratici esercizi per allenare la vista!”
  • Al lavoro e nello studio cercare di mantenere il monitor del pc ad una distanza e altezza corretta in base alla grandezza dello schermo
  • Se si è miopi avvalersi di lenti attive antifatica che permettono oltre che di vedere bene da vicino, anche di ridurre lo stress accomodativo o di lenti a contatto ortocheratologiche che agiscono sul rimodellamento corneale
  • Passare quanto più tempo possibile all’aria aperta
  • Effettuare con cadenza annuale una visita oculistica che ci aggiorni sullo stato di salute dei nostri occhi

È importantissimo dedicare la giusta attenzione alla nostra vista. Prendersene cura è un atto di coraggio che dura tutta la vita, proprio come diceva Edmund de Goncourt (scrittore e critico letterario della età dell’800) “Imparare a vedere, è il tirocinio più lungo di tutte le arti.”

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